La barbarie.
Nelle parole.
Tra le parole.
Digitate o dette senza ritegno.
Senza responsabilità.
Persone che pensavo più forti.
Più intelligenti.
Ma no: semplicemente più umane.
Forse più buone?
Non lo so.
Pare non si possa più dire.
Mi manca l’aria.
Evidentemente una lezione, per me.
D’altronde tu me lo ripeti spesso:
“Guarda che le persone non sono tutte così belle come credi”.
Ci penso, promesso.
Questa volta ti assicuro che ci penso seriamente.
Perché il problema sta tutto nella parola “tutti”.
Dire o pensare “tutti” è come dire o pensare “nessuno”.
È un’astrazione, una pigrizia della mente, forse una paura.
Una boa del pensiero che ti fa galleggiare al di sopra della vita.
Un’idea.
Una teoria.
Una fuga.
Detto questo, mentre rifletto su questo mio grado di distanza dalla vita, assumendomene responsabilità e conseguenze… diserto.
Diserto questa folle chiamata alla barbarie
a cui pochissimi dicono di no.
Diserto e resisto.
Perché so che la barbarie è in me.
La storia la ricordo.
Ciò di cui è capace l’uomo lo ricordo.
L’uomo, sì, soprattutto l’uomo.
E non mi sento estraneo a quella storia di orrori.
So che è anche in me.
E sento il dovere di opporre resistenza.
Di disertare.
“A me non interessa niente quello che gli altri pensano di me!”
A me sì.
M’interessa molto perché a volte mi vedono meglio di quanto non possa vedermi io stesso.
M’interessa molto ma questa volta non così tanto.
Questa volta rispondo solo a quello che sento in me.
Rispondo ad una chiamata.
Una chiamata alla diserzione.
Non abdico a ciò che penso, sento, intuisco.
In nessun modo.
Non nego neanche lontanamente la mia totale contrarietà alle attuali scelte che – ben oltre la questione sanitaria nella quale non mi addentro – sono essenzialmente politiche.
E non rinuncio a fare ciò che posso per difendere chi ritengo abbia bisogno di essere difeso.
Non nego, non rinuncio e rifiuto.
Rifiuto i mezzi.
Rifiuto il vocabolario.
Perché ricordo la storia.
Perché ho imparato cosa significa l’espressione
“eterogenesi dei fini”.
Perché, senza che neanche tu te ne accorga, in un istante,
il mezzo diventa il fine.
E un giorno ti ritrovi in guerra.
E non sai perché sei lì.
E non capisci come mai stai ammazzando persone come te.
E non ricordi che quando sei partito cercavi una solo cosa: la pace.
E ti fai convinto di aberrazioni mentali che generano cortocircuiti linguistici quali “guerra umanitaria”.
Diserto la barbarie, la semplificazione, la guerra.
Che si pensi di me ciò che si vuole.
In nome di ciò che sento sono disposto ad essere etichettato come meglio si crede: buonista, ingenuo, vigliacco, menefreghista, pacifista da salotto, radical chic, intellettuale da quattro soldi, comunista, fascista, provax, novax, bohvax…
Sono disposto a tutto.
Sono disposto a sentirmi solo.
Sono disposto a rinunciare al calore che crea
il senso di appartenenza.
E non è neanche un così grande atto di coraggio.
Perché in verità solo non lo sarò mai.
Perché so che tu sei con me.
Amen Fratello 🙏🏻
aggiungo inoltre https://www.youtube.com/watch?v=z5pz81k5cbg
mentre scrivevo la canticchiavo