vorrei

Vorrei viaggiare
nel senso di respirare
e stare in silenzio
e cento camere d’albergo
belle o brutte non importa
e poi bere e poi fumare
e pregare
e guardare
e ascoltare
e ricevere
e inchinarmi e ringraziare
e poi ciao ciao salutare.

Tutto.

Che è poi tutto e tutti. E tutto in tutti. E tutti in tutto.

Avere il tempo di salutare
e poi tornare e dire fare baciare lettere teste menti
e lavorare tanto ai componimenti
nel senso di vivere per restituire il mal tolto
il rubato
l’arraffato
il ghermito
la merce che scotta
la pace che lotta
la vita che è vita solo se è rotta.
E infine
dal filo
oplà
ringraziare.

Vorrei il tempo della vita
che è quello di ascoltare e poi obbedire.
Vorrei il niente utile al niente e il tutto al vento
come i capelli delle bimbe controvento.
Vorrei il niente da fare
per lasciarmi incantare.
Stare seduto dove capita
sull’orlo del giorno per giorno
e assistere al nonnulla
che parla una lingua muta
segreta e impercettibile.
Vorrei tornare a casa
una volta ancora
e stare in compagnia delle fondamenta:
guardare – ascoltare – non aver nulla da fare.
Vorrei una volta ancora fare l’unica cosa che so fare:
testimoniare e ringraziare.
Vorrei salutare tutta la vita
prima di andare
perché poi devo tornare
e lasciare tutto a tutti
prima di mai più ripartire.

Per questo vorrei viaggiare.
Per potermi fermare.

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